Io sono un giornalista, prima di tutto. Quindi, sono anche un sindacalista. Ho deciso di dar vita ad un blog proprio con lo spirito di “dire in libertà” quel che mi pare, ovviamente nei limiti della correttezza e del rispetto delle persone - oltre, ovviamente, della legge e della deontologia professionale - senza per questo però dover dar conto ad alcun editore o direttore o, più in generale, dover riportare su quanto scritto ad alcun capo politico o di altra natura e a nessun partito, né di destra né di sinistra.
Qualche settimana fa sul mio blog pubblicai un articolo che parlava della crisi del Partito Democratico. Oggi intervengo invece sul “fronte opposto” e lo faccio commentando l'iniziativa dell'eurodeputato del Pdl Enzo Rivellini, mio amico di “vecchia data” col quale ho avuto un rapporto politico non sempre sereno ma di sicuro leale.
Non criticate la mia passione: non voglio schierarmi con gli uni o con gli altri esprimendo “pareri in libertà”. In fin dei conti, non sono pagato per scrivere, ma rispondo soltanto alla necessità di assecondare il mio unico vero editore: la mia coscienza!
SEGUE IL MIO ARTICOLO
L'iniziativa di Enzo Rivellini, che si inserisce nella più ampia e complessa vicenda della “svolta” di Fini all'interno del Pdl, merita sicuramente un plauso. Era da tempo immemore che all'interno di quel contenitore vuoto che è ancor oggi il Pdl in Italia e in Campania non si parlava più di Politica con la “P” maiuscola. E ricominciare con le ragioni del Sud - sullo sfondo di un tentativo politico serio quale è quello di Gianfranco Fini di riportare al centro l'identità e la militanza – è sicuramente il modo più audace ed allo stesso tempo più impegnativo per farlo. Bisogna andare indietro con la memoria a qualche tempo fa per ritrovare un messaggio politico simile proveniente dalla Destra italiana. Occorre scavare nei ricordi di vecchi militanti per riportare alla luce la famosa rivolta di Reggio Calabria del 1970 con la quale il MSI lanciò un messaggio chiaro a tutto il paese, alle sinistre ed al Governo Rumor sul forte radicamento del partito al Sud. Ma il messaggio non fu soltanto rivolto al Sud ed alla sua popolazione. Si volle infatti iniziare quel lungo periodo storico della Destra italiana che, dalla lunga segreteria di Giorgio Almirante, è giunta attraverso la Destra nazionale di Fini fino a Fiuggi. Si ferma lì, infatti, a mio avviso un lungo e movimentato cammino che non ha “banalmente” sdoganato la destra ma, più in generale, l'ha resa più europea e moderna consentendole di arrivare in pochi anni al governo del Paese. Poi qualcosa si rotto e l'identità e la storia sono state svendute sull'altare del più italiano dei vizi: il potere.
Oggi quell'identità che tra visioni futuristiche e contraddizioni ha comunque rappresentato un pezzo significativo della storia d'Italia non è del tutto perduta. Il problema è che in questo momento in Italia non c'è soltanto una destra, ma ce ne sono almeno tre. Certo, tra queste quella di Ignazio La Russa e di “personaggiucoli” improbabili come la Santanché o lo stesso Gasparri o Alemanno o, ancor di più, le destre movimentiste come quella di Forza Nuova o di altri cespugli frastagliati che non contato nulla, non le definirei per niente degne di questo nome. Esistono invece la destra di Berlusconi, la destra di Fini e La Destra di Francesco Storace. Ma andiamo con ordine. Quella di Berlusconi è una destra nel senso dispregiativo del termine, di quel senso cioè che certa sinistra attribuiva a quelle “destre” da salotto alle quali interessava soltanto il profitto e l'elitarismo becero, una sorta di aristocrazia razzista e classista che nulla se ne frega del popolo ma che, paradossalmente, dei favori del popolo oggi vive utilizzandone anche l'appellativo per dar forma ad un partito di massa che di popolare e movimentista non ha davvero nulla se non il nome. Poi c'è la destra di Fini, la destra del leader storico che, raccolta l'eredità del suo mentore, ha condotto il Popolo della Destra, quello vero, ai massimi storici per poi perdersi anch'egli nelle anomalie maggioritarie di un sistema politico che ha travolto la prima repubblica a suon di sentenze e manette e che, proprio grazie a lui, ha consentito ad una seconda repubblica per nulla differente in quanto a malaffare dalla prima di andare al governo e fare tanti guai in tutti questi anni. Per l'amor del cielo, non che da sinistra abbiano saputo fare meglio, con le loro contraddizioni sul conflitto di interessi mai affrontato per davvero e questo anti-berlusconismo militante da accatto che ha prodotto soltanto l'effetto di rafforzare Berlusconi nella coscienza di tutti gli italiani e che ha fatto ridire e fa ridere ancor oggi in tutto il mondo. Poi c'è La Destra di Storace. Su questa francamente c'è poco da dire. Seppur lodevole negli intenti, non ha saputo smarcarsi dalla deriva “salottiera” avuta da Fini verso il berlusconismo e si è alleata col Cavaliere pur di avere dignità di rappresentanza in alcune regioni, come ad esempio in Campania dove è anche riuscita ad eleggere un consigliere. Mi chiedo che senso ha parlar male di Fini e criticare il Pdl e in particolar modo l'ex mondo di Alleanza Nazionale per l'alleanza con Berlusconi e la condivisione con questo di alcune scelte politiche in materia, ad esempio, di etica o di lavoro se poi si ricerca a tutti i costi l'alleanza elettorale proprio con Silvio col solo scopo di non restare fuori dai consigli regionali o dalle assemblee elettive? A questo punto, per quanto risibile, meglio la scelta della Santanchè che in nome di una “poltrona” ha in tutta fretta rinnegato Storace e la battaglia sostenuta da La Destra per portare lei a Palazzo Chigi, finita poi (per fortuna!) come tutti quanti noi ricordiamo.
Tornando all'iniziativa dell'europarlamentare napoletano del Pdl Enzo Rivellini, ecco io credo che nonostante tutte le contraddizioni che tutti gli uomini provenienti da quell'ambiente - siano essi con Fini, con Berlusconi o con Storace – continuano e continueranno a vivere per il futuro, essa rappresenti davvero il tentativo di tornare a fare politica da Destra in questo torpore ed appiattimento generale che è oggi il Pdl. Ed il fatto stesso di provare a ritrovare un'identità che un tempo era del Msi e di An portando al centro del dibattito politico nazionale la Questione Meridionale - non certo come mero tentativo (che pure sarebbe auspicato da molti a sinistra, vedi le dichiarazioni di Enrico Letta) di fondare un partito o un movimento del Sud ma, al contrario, come inversione di una tendenza politica di deriva nordista che ora c'è nel Governo - bhè di per se rappresenta, seppur ripeto tra mille e una contraddizione, il colpo di orgoglio di un ambiente che prova a riportare al centro la Politica con la “P” maiuscola.
E le ricadute di questo “audace” percorso potrebbero proprio dalla Campania assumere risvolti importanti. Non solo in termini di equilibri all'interno del Pdl nazionale e regionale ma, più in generale, in termini di politiche territoriali a sostegno delle ragioni dei più deboli, quindi delle ragioni del Sud, nella regione che ora vede in Stefano Caldoro il nuovo Presidente ma anche l'uomo che dovrà mettere alla prova le motivazioni di una politica meridionalistica all'interno di un panorama politico nazionale che, non solo nel Pdl, vede prevalere la linea del Nord e della Lega.
Cosa accadrà allora in Campania, nel Paese e nel principale partito di Governo alla luce di questi movimenti importanti? Non ci è dato saperlo. Possiamo soltanto sperare, per quel che più ci riguarda da vicino da napoletani e campani, che il futuro prossimo del dibattito politico nella nostra regione, a destra come a sinistra, non sia incentrato soltanto sulle primarie che vorrebbe importare anche in Campania Nichi Vendola o sul tentativo di portare la Carfagna alla carica di primo cittadino di Napoli tra pochi mesi. Speriamo invece che, magari anche grazie ad iniziative come quella di Rivellini, si possa riportare al centro del dibattito politico la necessità di dare risposte certe, soprattutto in materia di Occupazione, Sanità, Ambiente e vivibilità ad una regione e ad una città dove tutto questo e non solo questo è stato spostato dall'agenda della politica e al primo punto dell'ordine del giorno tutti i partiti hanno messo da tempo i loro interessi e soltanto quelli.
Con la grinta di sempre,
Gigi Mercogliano
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