"...Io appartengo al guerriero in cui la vecchia Via si è unita a quella nuova..."

venerdì 28 maggio 2010

Nuovo comunicato sindacale in Almaviva. "Chi è causa del suo mal, pianga se stesso!" Poi, in serata, le voci di un dietrofront aziendale.

Ricevo via mail il nuovo comunicato della Rsu Almaviva, dopo una giornata particolarmente movimentata, tra sms, comunicati e smentite. Uscirà il piano ferie? E i nuovi turni su Fastweb?

Questo il commento di Giorgio Barca:

"IN SERATA DIETROFRONT DELL' AZIENDA LUNEDI VERRANO PRESENTATE LE NUOVE MATRICI E IL PIANO FERIE....COME SI DICE TANTO RUMORE PER NULLA !!!!!!"

Non ci resta che dire insieme a Giorgio: "tanto rumore per nulla!"...(???????)

SEGUE COMUNICATO RSU
…CHI E’ CAUSA DEL SUO MAL PIANGA SE STESSO!

La RSU ritiene assolutamente inaccettabile l’atteggiamento della Direzione aziendale che, incurante di un accordo siglato di recente con la RSU stessa, nonché irrispettosa delle esigenze dei lavoratori, che pazientemente sono in attesa da circa un mese del piano ferie estivo, ha ben pensato di comunicare alla RSU tramite sms, soltanto dopo numerose sollecitazioni, che la modifica dei turni ed il piano ferie estivo sulla commessa Fw-Post slittano alla prossima settimana. Tale situazione genera un clima di forte malcontento, ostilità e diffidenza da parte dei lavoratori nei confronti della Direzione aziendale; quella stessa Direzione aziendale che poi, spesso, si è lamentata di questo clima proprio con la RSU, come dire…chi è causa del suo mal pianga se stesso!

Questa RSU stigmatizza con forza tali atteggiamenti che ritiene possano compromettere seriamente un percorso di corrette relazioni sindacali. Inoltre ricordiamo alla Direzione aziendale che la stessa, in caso di comportamento ritenuto “non corretto” da parte dei lavoratori, è subito pronta a procedere con richiami o lettere di contestazione ma ritiene irrilevanti i propri comportamenti “non corretti”.

Per tali motivi, al perpetrarsi di atteggiamenti del genere, questa RSU si vedrà costretta a valutare le opportune azioni da intraprendere.

Napoli, 28.05.2010 RSU Almaviva Contact Napoli

mercoledì 26 maggio 2010

ALMAVIVA: NUOVO INCONTRO CON LA RSU

Ricevo via mail e pubblico sul mio blog il comunicato della Rsu Almaviva a seguito dell'incontro di ieri su nuovi turnio Fastweb e piano ferie.

Questo il commento di Giorgio Barca nel corpo del testo della sua mail:

"Buonasera a tutti vi invio il comunicato Rsu di oggi con le novita' su fastweb, abbiamo chiesto all'azienda di rivedere le disponibilita' per aumentarle almeno nell ultime 2 settimane di luglio come avvenuto su Vodafone. Il piano ferie uscira' al massimo giovedi. Sono sicuro che il 13.00 / 21.00 provochera' discussioni e perplessita'...nè abbiamo molto discusso all'interno della riunione...staremo a vedere cosa succedera' a fine Settembre quando si tireranno le somme di questi cambiamenti d'orario....un saluto a tutti G.BARCA"

SEGUE IL COMUNICATO



COMUNICATO AI LAVORATORI

In data odierna, come preannunciato, si è tenuto un incontro tra RSU e Direzione aziendale in cui si è discusso della modifica dei turni sulla commessa Fw-Post. La nuova strutturazione degli orari prevede l’anticipo dell’uscita per tutte le forme contrattuali: per i dipendenti FT sarà anticipata alle 22.00 mentre per i dipendenti PT6 e PT4 rispettivamente alle 21.00 ed alle 20.30. A tal proposito la Direzione aziendale ha comunicato che su tale commessa sarà effettuato il riposizionamento di alcune unità da un team all’altro nell’ottica del riequilibrio numerico dei team stessi.

La RSU ha ribadito la necessità di studiare delle soluzioni confacenti le necessità in particolare delle lavoratrici madri e di prendere in considerazione l’introduzione di un vero e proprio part-time verticale per i lavoratori che ne facciano richiesta. Su questo tema, vista l’impellenza della pianificazione del piano ferie estivo, si è concordato di effettuare degli incontri specifici entro il mese di settembre 2010.

La RSU, inoltre, ha evidenziato la non corrispondenza in termini percentuali delle disponibilità nei giorni coincidenti con il sabato nel piano ferie della commessa Fw-Pre.

La Direzione aziendale ha comunicato che, vista l’ulteriore riduzione di attività, sulla commessa Fw-Pre saranno effettuati nei prossimi giorni ulteriori spostamenti verso la commessa Fw-Post e che, con ogni probabilità, sarà anticipata l’uscita alle 20.00.

Infine la RSU ha denunciato il continuo stato di malessere derivante da condizioni igieniche non “idonee” e dal microclima da regolarizzare, su tali questioni la Direzione aziendale ha garantito un pronto intervento.

RSU Almaviva Contact Napoli

martedì 11 maggio 2010

INCONTRO ODIERNO CON ALMAVIVA SU NUOVI TURNI VODAFONE 190 E PIANO FERIE. IL COMMENTO DI GIORGIO BARCA: "UNA VERA DELUSIONE"!

Mi associo al commento con il quale Giorgio BARCA ha commentanto l'incontro odierno tra la Rsu e l'azienda Almaviva Contact Napoli, definendolo una "VERA DELUSIONE".

Qui di seguito, pubblico il comunicato della Rsu redatto al termine dell'incontro.


COMUNICATO AI LAVORATORI


Come anticipatovi nel precedente comunicato oggi 11 maggio si è tenuto l’incontro tra Direzione Aziendale e RSU relativo al piano ferie estivo ed alla modifica delle matrici su Vodafone.

Purtroppo tale incontro non ha prodotto i risultati invocati dalla RSU poiché la Direzione Aziendale ha proposto delle soluzioni che la RSU non ha ritenuto idonee a soddisfare le esigenze di tutti i lavoratori ed in particolare dei part-time. A tal proposito la RSU ha richiesto di rivedere la proposta tenendo conto delle richieste precedentemente presentate e discusse dalla stessa RSU.

Ovviamente il piano ferie non ci è stato ancora proposto in quanto è consequenziale alla modifica della turnistica. Vi informiamo fin d’ora che il nuovo incontro è stato fissato per il giorno 13 maggio.

Infine riguardo alle richieste di monetizzazione la Direzione aziendale non ha fornito indicazioni in linea con quanto preventivato e censito.


Napoli, 11.05.2010 RSU Almaviva Contact

venerdì 7 maggio 2010

Le buche, il traffico, i lavoratori e la vecchietta del Connecticut: una giornata tipo di un sindacalista napoletano


Faccio sindacato e politica praticamente da sempre. Dal 2008, però, sono distaccato sulla segreteria regionale della Uilcom, la categoria che per la Uil rappresenta il mondo delle Telecomunicazioni. La parola telecomunicazioni, però, non basta da sola a comprendere un settore che al suo interno non ha soltanto quelle aziende che si occupano propriamente della materia. Nel comparto, infatti, ricadono oltre alle aziende storiche che si occupano di telefonia mobile e fissa e di informatica (Telecom. Tim. Vodafone, Wind ect.) anche le aziende dello Spettacolo come i Teatri e le Fondazioni lirico-sinfoniche o le aziende del cosiddetto “tempo libero” come l'Ippica, con le sue due principali realtà per Napoli e per l'intera regione Campania Ippodromo di Agnano SpA e Agnano Serivice, o Edenlandia e lo Zoo di Napoli (che rientrano nei parchi giochi e nei luoghi di aggregazione sociale in generale). Ricadono nelle Tlc anche le aziende dell'industria della carta, quindi le cartiere – famosa è stata per questo settore nella nostra regione la vertenza dell'Aticarta di Pompei, conclusasi poi malamente come tutti ricorderanno – e le aziende poligrafiche e cartotecniche. Quindi, in conclusione, fanno capo alle Telecomunicazioni tutte quelle aziende operanti nel settore della Comunicazione propriamente intesa, come ad esempio la Rai o le emittenti locali e private e tutto il settore dell'Editoria per la sola parte – molto vasta già di per sé – dei lavoratori di ogni livello e mansione, esclusi i giornalisti che hanno un contratto categoriale differente e sono seguiti, come si sa, dalla FNSI e dalle Assostampa locali presso gli Ordini regionali.

Fatta questa doverosa premessa, prima di addentrarci nel racconto di una giornata tipo di un sindacalista “onesto”, è opportuno precisare che fare sindacato è per molti una missione, per altri un comodo ripiego per scansare la fatica, per molti un interessante opportunità per raggiungere alti livelli di carriera e profitto personale. Valutate da soli ed in libertà – chi mi conosce bene questa valutazione non la deve fare perché l'ha già fatta da tempo – quale delle tre motivazioni mi spinge ad andare avanti in questa “jungla” di contraddizioni e di asperità che è il sindacato oggi, in particolar modo nella nostra regione e nella nostra città.

Come detto, lavoro a tempo pieno per il sindacato dal 2008. Prima, ho svolto la “missione” del sindacalista in azienda ricoprendo dal 2001 in poi, per tre volte consecutive e con il massimo dei consensi sempre crescente nel luogo di lavoro tra i colleghi, l'incarico di RSU (rappresentante sindacale unitario) e più volte anche quello di RLS (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza).

Ore 06.15. La mia giornata tipo (prendo spunto da una delle ultime giornate “sindacali” vissute di recente) inizia alle 6,15 circa, orario di sveglia per mia moglie Sonia, operatrice telefonica al call center di Almaviva a Napoli (azienda della quale anche io sono dipendente e dalla quale ho mosso i miei “primi passi” nel sindacato). Il sindacato non mi impone di “timbrare il cartellino” o “beggiare”, quindi ho “flessibilità in questo. Ma poiché vivo in un'abitazione di circa 32 metri quadri, è inevitabile essere svegliato da mia moglie che si prepara per il turno 7-15 al call center. Pur provando a girarmi e rigirarmi non appena è andata via, ormai sono sveglio e decido di alzarmi.

In mattinata sono atteso in un call center in provincia, in calendario ci sono le assemblee tra i lavoratori. Le Rsu aziendali già dalle prime ore del giorno sono tra i lavoratori per accertarsi che i permessi per partecipare alle assemblee siano stati regolarmente compilati e consegnati per tempo al team leader. Nei call center anche una semplice assemblea diventa un motivo di scontro con l'azienda, sempre attenta ai numeri ed alle code di traffico telefonico da gestire e sempre pronta a creare problemi ai dipendenti ed alle Rsu. La conclusione è che il lavoratore se la prende col proprio rappresentante, il rappresentante se la prende col delegato di segreteria (cioè con me!), io me la prendo con l'azienda. Tutti se la prendono col team leader, spesso soggetto inconsapevole preso tra i due o più fuochi. A volte, ad onor del vero, succede anche che il team leader ci metta del suo. Ma nella maggior parte dei casi è solo un lavoratore come tanti che deve trovare il giusto equilibrio tra interessi diversi che esercitano pressioni costante e continue su di lui. E non è facile, credetemi!

Ore 9,30. Dopo una preparazione "complessa e duratura" – a volte mi rendo conto che nella cura della persona sono peggio di una donna – esco finalmente da casa. E qui comincia la giostra. Nel percorre, infatti, il primo tratto verso la tangenziale di Napoli ho già risposto a 3 telefonate e molteplici sms delle Rsu che mi comunicano agitate che l'azienda non vuole far andare alle assemblee i lavoratori ed ho già chiamato la direzione e sto litigando al telefono, da un lato con il capo del personale e dall'altro con l'Rsu. Nel frattempo, ho preso tutti i fossi e le buche (tante, purtroppo) che ho incontrato sul cammino e ho rischiato di tamponare più volte la vecchietta d'avanti che guida come se stessimo nella quiete di una stradina di campagna nel Connecticut o in Pennsylvania. Sto già stressato di brutto e la giornata non è nemmeno iniziata. Poco dopo, imbocco la tangenziale di Napoli all'altezza dello svincolo di via Jannelli in direzione centro direzionale. E che ve lo dico a fare: un oceano di macchine, praticamente siamo paralizzati. Già so che il tratto incriminato è fino all'uscita corso Malta, poi si ritornerà a camminare. Nel mentre, provo a rilassarmi con gli Iron Maiden a tutto volume. Porto sempre con me in auto qualche cd ed almeno uno è dei Maiden e non deve mancare mai. Quello che mi piace di più è Rock in Rio, il doppio album che la band incise nel 2001 e che molti fan considerano una delle loro migliori performance live. Tra questi, mi annovero anch'io. Non riesco ad ascoltare abbastanza che già squilla di nuovo il cellulare. E' la collega che segue insieme a me l'Ippodromo di Agnano che mi ricorda che l'incontro per la vertenza della liquidazione di ferie e tfr per i lavoratori assorbiti poi dalla rinata società si dovrà posticipare a data da destinarsi per subentrati impegni aziendali. E chi li sente mo ai lavoratori che attendono di sapere se prenderanno mai questi soldi che gli spettano di diritto. Nel frattempo, nonostante le buche, il traffico, le vecchietta del Connecticut e i lavoratori che mi tempestano di telefonate arrivo a destinazione in tempo per le assemblee: un'ora densa di proteste (tutte sacrosante) da parte dei lavoratori. Le faccio mie, tutte. E prometto di farmene carico con l'azienda. Propongo pubblicamente alle Rsu ed ai lavoratori una richiesta di incontro urgente col capo del personale per affrontare tutte le tematiche emerse nel confronto con i lavoratori. C'è speranza nelle espressioni dei loro volti. Si percepisce che, nonostante le critiche e le lamentele rivolte a me ed alle Rsu, si fidano ancora di noi. Avverto il peso di questa responsabilità e penso che non sarà facile portare a casa tutte le loro rivendicazioni al tavolo del confronto con l'azienda.

Ore 11,00. L'assemblea, come al solito molto movimentata, si è protratta oltre l'orario previsto.

Ci sarà da gestire col la direzione il problema della mancata copertura del servizio. Ora il capo del personale mi chiamerà molto incazzato per dirmi che ha perso centinaia di telefonate e che per colpa nostra (mia, sigh!) dovrà pagare delle penali al cliente. Trovo già nelle chiamate perse una serie innumerevole di squilli da parte sua. Devo scappare, non ho tempo per richiamarlo adesso: sono atteso a Napoli, al Tetro Trianon Viviani i cui lavoratori sono in assemblea permanente da mesi per la situazione debitoria del Teatro nei confronti delle banche.

Ore 12,00. Inizia la riunione con i lavoratori del teatro. Si parla di tante cose. Soprattutto del fatto che la Regione e la Provincia, rispettivamente proprietarie del 60 e del 40 % delle quote di azionariato della società, “menano il can per l'aia” sulla soluzione dell'esposizione debitoria e il presidente della società non ha i soldi per la programmazione finanziaria e il cartellone teatrale per la stagione 2010-2011. E nemmeno il grande Nino D'Angelo, direttore artistico del teatro, se ne frega più di tanto visto che da quando ho il mandato di seguire il Trianon per conto del sindacato, a parte la solita “solidarietà a chiacchiere” manifestata a mezzo stampa, nei vari incontri con i lavoratori non l'ho mai incontrato. Vabbè, si sa, una stella dello spettacolo come lui può mai mischiarsi ai lavoratori e ai sindacati in assemblea permanente per il destino del teatro dal quale lui percepisce ogni anno un lauto compenso per il solo fatto di comparire sulla carta come direttore artistico e sui cartelloni pubblicitari? Certamente no. Anche questa è Napoli!

Ore 13,30. In tutto il mondo civile è l'ora del pranzo e mi comprenderete se vi dico che già da un bel pezzo ho una “discreta fame”. L'incontro con i lavoratori in assemblea permanente non si è ancora concluso. Si decide di indirizzare l'ennesima richiesta di incontro al Cda, sperando che stavolta ci incontrerà. In caso contrario, la linea è sempre la stessa: provare in tutti i modi a rompere le scatole alla politica, che nel frattempo è impegnata con la definizione della giunta regionale. Bel grattacapo per il neo presidente eletto Stefano Caldoro del centro destra.

Ore 14,00. La riunione termina. Si è deciso di fare unitariamente alle altre sigle la richiesta di incontro al Cda. La mia fame ha raggiunto il limite di sopportazione oltre il quale gli astanti rischiano seriamente. Propongo, visto che ci troviamo a Forcella, di andare a mangiare la pizza insieme da Michele ai Tribunali, in “number one” della pizza napoletana nell'Universo! Ma anche la tradizione di Michele è ormai andata perduta: se vuoi mangiare la pizza più buona del mondo devi prendere il numero e aspettare almeno un'ora lì fuori per entrare. Anche Michele ai Tribunali ha subito gli effetti della globalizzazione e si è “mecdonaldizzato”! La mia proposta è bocciata. Anche nel campo in cui ero il “re incontrastato” incomincio a perdere colpi. Ripiego su un più umile ma pur sempre competitivo panino da Rognoni al Gorso Garibaldi, sotto al sindacato: cotto e provola, crudo e fiordilatte o ricotta e cicoli? Vi lascio nel dubbio. Ma chi mi conosce meglio sa per cosa ho optato, alla fine.

Ore 15,30. Ho mangiato. Sono più sereno. Ma il telefonino ricomincia a squillare incessantemente. Mi risale la pressione. Da Almaviva mi chiamano per dirmi che l'azienda non vuole monetizzare rol ed ex festività e vuole imporre le ferie residue senza il parere favorevole del lavoratore. Siamo alle solite. Il più grande call center d'Europa – così recitava l'annuncio nel 2000 al quale rispondemmo in tanti – che non ha nemmeno i soldi per pagare gli istituti di legge previsti dal contratto nazionale di lavoro e che sono diritti economici dei lavoratori. E piange col sindacato, da 10 anni incessantemente. E quanto piange! E quanto mente! E giù con le solite minacce: “spostiamo tutto a Catania”, oppure “non assumiamo più gli interinali”, ed ancora “non passiamo il lavoratori al quarto livello” e via discorrendo. E nel frattempo continuano ad acquisire quote societarie, come la parte minoritaria di Alicos fino ad ieri in mano ancora ad Alitalia e a fare tante altre strategie e operazioni imprenditoriali di ampia portata. Misteri della finanza italiana.

Ore 16.30. Ho appuntamento in sede con il nostro avvocato per la vertenza interinali. Abbiamo già fatto più di 30 cause. E tante altre ne arriveranno. Nemmeno il tempo di un caffè e di un “ammazza caffé” che l'avvocato è già qui. E con lui i lavoratori in vertenza. Mi chiedo come mai solo noi della Uilcom stiamo combattendo per chi ha conquistato sul campo il proprio diritto all'assunzione dopo anni di precariato. Misteri del sindacato.

Ma con l'avvocato non vogliono parlare soltanto i lavoratori precari. Si intrecciano più riunioni, in una giornata tipo di un sindacalista onesto. I problemi sono tanti e le risposte, spesso, tardano ad arrivare. E a volte non arrivano affatto. Come non arrivano i soldi della cassa integrazione in deroga firmata di recente all'ORMEL della Campania per i “disperati” del call center di Conversa, altra azienda di call center che ha pagato in Campania il lancio del digitale terrestre. E già. Perché quella che doveva essere un'opportunità di sviluppo tecnologico e di lavoro per la nostra regione, proprio grazie al Gruppo Mediaset – che del digitale è stato il più forte sostenitore e fautore – si è rivelata invece l'inizio della tragedia per i lavoratori del gruppo Conversa-Ominianetwork-Voicity che hanno appreso, proprio in concomitanza del lancio della Tv digitale nella nostra regione, che il principale committente della loro azienda, appunto Mediaset che gli garantiva a Vitulazio (CE) e Casalnuovo (NA) il lavoro con la gestione del call center del servizio Premium, ha deciso improvvisamente di revocare la commessa alla loro azienda, La quale, messa alle strette senza più commesse e quindi senza più lavoro, li ha messi in mezzo ad una strada. E la risposta della politica qual è stata? Dopo mesi di trattative, riusciamo ad attivare la cassa integrazione in deroga, anche qui col solo impegno della Uilcom che, in solitario, decide di manifestare al fianco dei lavoratori dinanzi alla Prefettura . Peccato che da mesi, nonostante l'accordo per l'erogazione della cassa, nessuno percepisce un soldo bucato. E molti lavoratori sono in mano agli usurai.

Poi ci si meraviglia del fatto che la regione Campania è il fanalino di coda dell'Europa, oltre che dell'Italia. Ma ora possiamo essere felici, la Grecia sta peggio di noi! Misteri della politica.

Ore 18.00. Mentre il nostro avvocato si divide nella nostra sede tra i cassa(dis)integrati di Conversa e i precari interinali, il nostro segretario generale ci convoca per fare il punto della situazione. Lo scenario, come vedete, è spettrale: la sua stanza non sembra la sede operativa di un confronto tra dirigenti sindacali per l'impostazione di una strategia complessiva. Tutt'altro. La mappa delle emergenze aperte sul tavolo richiede molto più di un'ora fitta di discussione e la sua stanza finisce con l'assomigliare sempre più al quartier generale di Arafat, la Moqada, assediato dagli Israeliani, che non all'ufficio di un dirigente sindacale.

Ore 19.30 (quasi le 20!). La giornata sindacale pare volgere al termine. Ci si saluta col volto affaticato di chi sa di essere un sindacalista di altri tempi. E già, di altri tempi. Nel senso che i tempi son cambiati e quello che fino ad ieri (ed ancor oggi, nella mente pacata di qualcuno) veniva inteso come un parcheggio per nulla facenti, è diventato un campo di battaglia per coraggiosi.

Me ne torno a casa percorrendo stanco a piedi il corso Garibaldi. Quindi piazza Garibaldi, la Stazione centrale nella parte interna, corso Meridionale e finalmente arrivo al garage dove da anni parcheggio la mia macchina, visto che nella città di Napoli i parcheggi nelle strisce bianche non esistono, contrariamente al resto d'Europa e le strisce blu sono stracolme e, quando trovi posto, incustodite.

Ore 20.30. Sono di nuovo a casa. Non vedevo mia moglie da ieri sera. Ceno con lei. Poi, fingendo di vedere qualcosa in tv, mi rigetto nel lavoro. Sono al pc fino oltre le 23 per rispondere a tutte quelle segnalazioni pervenutemi via mail dai lavoratori delle varie aziende che gestisco per conto dell'Organizzazione sindacale alle quali non ho avuto modo di rispondere in giornata. Il cellulare continua a squillare, nonostante l'ora. Un po' di meno, ma squilla ancora. Con un occhio al pc e uno alla televisione sono al telefono col mio amico Giorgio. La lealtà e la fedeltà non sono una cosa molto diffusa nella nostra società. Facciamo il punto della situazione. Quanti hanno provato a dividerci in questi anni e ci provano (invano) ancora adesso! Non ci riescono, nonostante gli sforzi. Ogni tanto mia Sonia mi chiede di abbassare la voce mentre parlo con lui: in 32 metri quadri di casa non si riesce a seguire qualcosa in tv se c'è qualcuno a un metro da te che, mentre parla al telefono, vede anche lui la televisione. Ad alto volume! Ha ragione anche lei: è stressata come me, anzi più di me dopo 8 ore al giorno in cuffia al 190 di Vodafone in Almaviva e la sera, avendo messo in conto oramai che è spostata solo all'anagrafe perché il marito più stressato di lei si porta i problemi del sindacato e dei lavoratori a casa, vorrebbe almeno un po' di libertà e serenità. Sa bene, da donna matura e compagna insostituibile quale è, che per l'attività che svolgo non posso spegnere il cellulare prima di un certo orario (prima di andare a letto, per capirci).

Ore 24,00. Si decide, “unitariamente”, di andare a dormire. Sfiniti. Entrambi sappiamo già che ci si rivedrà alle 20 della sera dopo, cioè esattamente tra poco meno di 24 ore.


Venite venite, venite pure a provare a fare anche voi la vita del “sindacalista onesto” di questi tempi. Tempi moderni. Tempi malati. Tempi brutti. Sullo sfondo, la Napoli che “produce” e che vive, quella dei tanti figli di papà, della borghesia sorda che parla di viaggi, vacanze, investimenti e benessere. Quella dei quartieri bene. Quella delle barche ormeggiate a Mergellina e delle ville a Ischia e Capri. Quella delle borse firmate, delle scarpe solo di Prada e degli occhiali di Gucci. Quella del fitness in palestra o del “Vomero o Chiaia a tutti i costi”. Quella che dice orgogliosa “io non ho mai lavorato”. La Napoli delle buche. La Napoli del traffico. La Napoli della Sanità disastrata, nella quale si muore per una banale radiografia con contrasto endovena. La Napoli della politica che si divide sulla scelta del nome per il prossimo Sindaco di Napoli – se sarà Mara Carfagna o il delfino di turno dell'intramontabile Bassolino – e dimentica i cassa integrati di Conversa, mentre gira la faccia dall'altro lato se vede per strada il barbone o il rom di turno.

Qualcuno la domenica ama dire “salite sulla giostra, è gratis...”. Ma non è il Napoli.

E' Napoli, purtroppo. E questa è la giornata tipo in questa città “assediata” di un sindacalista onesto.

Con la grinta di sempre,

Gigi Mercogliano

martedì 4 maggio 2010

MEZZOGIORNO NAZIONALE: QUALCOSA SI MUOVE ANCHE A DESTRA...ERA ORA!

Io sono un giornalista, prima di tutto. Quindi, sono anche un sindacalista. Ho deciso di dar vita ad un blog proprio con lo spirito di “dire in libertà” quel che mi pare, ovviamente nei limiti della correttezza e del rispetto delle persone - oltre, ovviamente, della legge e della deontologia professionale - senza per questo però dover dar conto ad alcun editore o direttore o, più in generale, dover riportare su quanto scritto ad alcun capo politico o di altra natura e a nessun partito, né di destra né di sinistra.

Qualche settimana fa sul mio blog pubblicai un articolo che parlava della crisi del Partito Democratico. Oggi intervengo invece sul “fronte opposto” e lo faccio commentando l'iniziativa dell'eurodeputato del Pdl Enzo Rivellini, mio amico di “vecchia data” col quale ho avuto un rapporto politico non sempre sereno ma di sicuro leale.

Non criticate la mia passione: non voglio schierarmi con gli uni o con gli altri esprimendo “pareri in libertà”. In fin dei conti, non sono pagato per scrivere, ma rispondo soltanto alla necessità di assecondare il mio unico vero editore: la mia coscienza!

SEGUE IL MIO ARTICOLO




L'iniziativa di Enzo Rivellini, che si inserisce nella più ampia e complessa vicenda della “svolta” di Fini all'interno del Pdl, merita sicuramente un plauso. Era da tempo immemore che all'interno di quel contenitore vuoto che è ancor oggi il Pdl in Italia e in Campania non si parlava più di Politica con la “P” maiuscola. E ricominciare con le ragioni del Sud - sullo sfondo di un tentativo politico serio quale è quello di Gianfranco Fini di riportare al centro l'identità e la militanza – è sicuramente il modo più audace ed allo stesso tempo più impegnativo per farlo. Bisogna andare indietro con la memoria a qualche tempo fa per ritrovare un messaggio politico simile proveniente dalla Destra italiana. Occorre scavare nei ricordi di vecchi militanti per riportare alla luce la famosa rivolta di Reggio Calabria del 1970 con la quale il MSI lanciò un messaggio chiaro a tutto il paese, alle sinistre ed al Governo Rumor sul forte radicamento del partito al Sud. Ma il messaggio non fu soltanto rivolto al Sud ed alla sua popolazione. Si volle infatti iniziare quel lungo periodo storico della Destra italiana che, dalla lunga segreteria di Giorgio Almirante, è giunta attraverso la Destra nazionale di Fini fino a Fiuggi. Si ferma lì, infatti, a mio avviso un lungo e movimentato cammino che non ha “banalmente” sdoganato la destra ma, più in generale, l'ha resa più europea e moderna consentendole di arrivare in pochi anni al governo del Paese. Poi qualcosa si rotto e l'identità e la storia sono state svendute sull'altare del più italiano dei vizi: il potere.


Oggi quell'identità che tra visioni futuristiche e contraddizioni ha comunque rappresentato un pezzo significativo della storia d'Italia non è del tutto perduta. Il problema è che in questo momento in Italia non c'è soltanto una destra, ma ce ne sono almeno tre. Certo, tra queste quella di Ignazio La Russa e di “personaggiucoli” improbabili come la Santanché o lo stesso Gasparri o Alemanno o, ancor di più, le destre movimentiste come quella di Forza Nuova o di altri cespugli frastagliati che non contato nulla, non le definirei per niente degne di questo nome. Esistono invece la destra di Berlusconi, la destra di Fini e La Destra di Francesco Storace. Ma andiamo con ordine. Quella di Berlusconi è una destra nel senso dispregiativo del termine, di quel senso cioè che certa sinistra attribuiva a quelle “destre” da salotto alle quali interessava soltanto il profitto e l'elitarismo becero, una sorta di aristocrazia razzista e classista che nulla se ne frega del popolo ma che, paradossalmente, dei favori del popolo oggi vive utilizzandone anche l'appellativo per dar forma ad un partito di massa che di popolare e movimentista non ha davvero nulla se non il nome. Poi c'è la destra di Fini, la destra del leader storico che, raccolta l'eredità del suo mentore, ha condotto il Popolo della Destra, quello vero, ai massimi storici per poi perdersi anch'egli nelle anomalie maggioritarie di un sistema politico che ha travolto la prima repubblica a suon di sentenze e manette e che, proprio grazie a lui, ha consentito ad una seconda repubblica per nulla differente in quanto a malaffare dalla prima di andare al governo e fare tanti guai in tutti questi anni. Per l'amor del cielo, non che da sinistra abbiano saputo fare meglio, con le loro contraddizioni sul conflitto di interessi mai affrontato per davvero e questo anti-berlusconismo militante da accatto che ha prodotto soltanto l'effetto di rafforzare Berlusconi nella coscienza di tutti gli italiani e che ha fatto ridire e fa ridere ancor oggi in tutto il mondo. Poi c'è La Destra di Storace. Su questa francamente c'è poco da dire. Seppur lodevole negli intenti, non ha saputo smarcarsi dalla deriva “salottiera” avuta da Fini verso il berlusconismo e si è alleata col Cavaliere pur di avere dignità di rappresentanza in alcune regioni, come ad esempio in Campania dove è anche riuscita ad eleggere un consigliere. Mi chiedo che senso ha parlar male di Fini e criticare il Pdl e in particolar modo l'ex mondo di Alleanza Nazionale per l'alleanza con Berlusconi e la condivisione con questo di alcune scelte politiche in materia, ad esempio, di etica o di lavoro se poi si ricerca a tutti i costi l'alleanza elettorale proprio con Silvio col solo scopo di non restare fuori dai consigli regionali o dalle assemblee elettive? A questo punto, per quanto risibile, meglio la scelta della Santanchè che in nome di una “poltrona” ha in tutta fretta rinnegato Storace e la battaglia sostenuta da La Destra per portare lei a Palazzo Chigi, finita poi (per fortuna!) come tutti quanti noi ricordiamo.

Tornando all'iniziativa dell'europarlamentare napoletano del Pdl Enzo Rivellini, ecco io credo che nonostante tutte le contraddizioni che tutti gli uomini provenienti da quell'ambiente - siano essi con Fini, con Berlusconi o con Storace – continuano e continueranno a vivere per il futuro, essa rappresenti davvero il tentativo di tornare a fare politica da Destra in questo torpore ed appiattimento generale che è oggi il Pdl. Ed il fatto stesso di provare a ritrovare un'identità che un tempo era del Msi e di An portando al centro del dibattito politico nazionale la Questione Meridionale - non certo come mero tentativo (che pure sarebbe auspicato da molti a sinistra, vedi le dichiarazioni di Enrico Letta) di fondare un partito o un movimento del Sud ma, al contrario, come inversione di una tendenza politica di deriva nordista che ora c'è nel Governo - bhè di per se rappresenta, seppur ripeto tra mille e una contraddizione, il colpo di orgoglio di un ambiente che prova a riportare al centro la Politica con la “P” maiuscola.

E le ricadute di questo “audace” percorso potrebbero proprio dalla Campania assumere risvolti importanti. Non solo in termini di equilibri all'interno del Pdl nazionale e regionale ma, più in generale, in termini di politiche territoriali a sostegno delle ragioni dei più deboli, quindi delle ragioni del Sud, nella regione che ora vede in Stefano Caldoro il nuovo Presidente ma anche l'uomo che dovrà mettere alla prova le motivazioni di una politica meridionalistica all'interno di un panorama politico nazionale che, non solo nel Pdl, vede prevalere la linea del Nord e della Lega.

Cosa accadrà allora in Campania, nel Paese e nel principale partito di Governo alla luce di questi movimenti importanti? Non ci è dato saperlo. Possiamo soltanto sperare, per quel che più ci riguarda da vicino da napoletani e campani, che il futuro prossimo del dibattito politico nella nostra regione, a destra come a sinistra, non sia incentrato soltanto sulle primarie che vorrebbe importare anche in Campania Nichi Vendola o sul tentativo di portare la Carfagna alla carica di primo cittadino di Napoli tra pochi mesi. Speriamo invece che, magari anche grazie ad iniziative come quella di Rivellini, si possa riportare al centro del dibattito politico la necessità di dare risposte certe, soprattutto in materia di Occupazione, Sanità, Ambiente e vivibilità ad una regione e ad una città dove tutto questo e non solo questo è stato spostato dall'agenda della politica e al primo punto dell'ordine del giorno tutti i partiti hanno messo da tempo i loro interessi e soltanto quelli.

Con la grinta di sempre,

Gigi Mercogliano