"...Io appartengo al guerriero in cui la vecchia Via si è unita a quella nuova..."

sabato 2 ottobre 2010

DAL DRAMMA DELLA PERDITA DEL LAVORO, ALLA SPERANZA DELLA RINASCITA: UNA PROPOSTA CONCRETA DI RILANCIO DELL'AREA DI CRISI TORRESE-STABIESE. UN LABORATORIO PER PROGETTARE LO SVILUPPO FUTURO DELL'INTERA REGIONE



Qualche giorno fa, nel corso di una manifestazione unitaria di CISL e UIL a Napoli sulla vertenza Pomigliano D'Arco, si è appresa la triste notizia di un lavoratore dell'ex indotto Fincantieri che si è tolto la vita, a soli 32 anni, probabilmente per la disperazione di non riuscire a trovare da mesi una nuova collocazione nel mondo del lavoro e di non poter mantenere più la propria famiglia e i suoi due figli.
Non mi piace speculare su una vicenda così dolorosa come la morte tragica di un lavoratore, di un essere umano. Non voglio, quindi, accordarmi a quanti hanno sostenuto che la scelta di togliersi la vita fosse la conseguenza, come hanno pensato in molti, della perdita del lavoro o, come in serata ha affermato qualche familiare, dipendesse da una motivazione diversa che avrebbe poi portato al folle gesto. Sta di fatto che in Campania la mancanza di lavoro non è una cosa anomala e di notizie eclatanti che narrano la disperazione di chi resta senza lavoro e compie gesti estremi se ne sentono in continuazione.
Qualche tempo fa tutti ricorderete la triste storia dell'infermiera dell'Ospedale San Paolo di Fuorigrotta, a Napoli, che da mesi non percepiva lo stipendio. Mariarca - questo era il nome dell'infermiera - decise di mettere in atto una protesta singolare e pericolosa: ogni giorno si sottopose spontaneamente ad un "salasso", facendosi prelevare un quantitativo di sangue dai colleghi come forma di sfida all'amministrazione dell'Asl Napoli 1 che ritardava colpevolmente l'erogazione degli stipendi. Alla fine la videnda si è conclusa con la morte della poverina che, sfinita da tanti prelievi di ingenti quantità di sangue, patì un collasso e perse la vita. Ma tante sono le storie di uomini e donne, giovani e meno giovani, che in nome del lavoro sacrificano una parte consistente della propria esistenza, se non addiurittura la loro stessa vita, pur di portare all'attenzione la loro storia di emarginazione e di disperazione. Che è, poi, la stessa storia di migliaia di cittadini napoletani, della provincia di Napoli e della Campania in generale che da troppo tempo sono esposti a bassi salari, politiche di sostegno pubblico totalmente assenti e aziende che chiudono per mancanza di investimenti e lavoro. Il sacrificio che pagano le terre del Sud di questo paese è troppo alto e qualcosa bisogna fare.

Ieri mattina, al termine di un quadrimestre di lavoro interconfederale, CGIL-CISL e UIL della Campania insieme alle categorie rappresentative dei settori produttivi hanno consluso un confronto iniziato prima dell'estate per affrontare la crisi dell'area torrese stabiese, la macro zona geografica a sud di Napoli che si estende fino ai confini con la provincia di Salerno e che si è ramificata ed ampliata nei secoli alle falde del Vesuvio. Una zona tristemente nota per la grande presenza delinquenziale e per l'abusivismo edilizio. Ma, al contempo, famosa in tutto il mondo per la grande industria della cantieristica navale che ne ha fatto per decenni il fiore all'occhiello dell'intero Mezzogiorno d'Italia e che è stata la fortuna di grandi impreditori del mare come Grimaldi e Lauro. Quella stessa zona d'Italia, tanto per capirci, che ha visto il fiorire delle flotte crocieristiche meridionali conosciute in tutto il mondo con il marchio MSC Crociere. Ebbene quest'area, che interessa circa 15 comuni per un totale di 525 mila abitanti, ha a rischio ben 3000 posti di lavoro e vede proprio in questi giorni l'acuirsi con forza della vertenza Fincantieri.
CGIL-CISL e UIL hanno messo insieme un gruppo di lavoro che ha fornito utili proposte e suggerimenti che sono il fulcro della piattaforma rivendicativa che verrà presentata alla Regione Campania e al suo presidente, l'On. Stefano Caldoro, affinchè si apra immediatamente un tavolo di confronto che porti in breve tempo al rilancio di tutta la costiera ed alla ripresa del lavoro.

Come sempre, anche in questo contesto la Uilcom ha fatto la sua parte.
A nome dell'organizzazione, infatti, ho presentato una proposta: individuare nella zona una serie di siti dove ospitare a costo zero tutte quelle imprese che operano nel settore dei call center e che intendano ampliare i propri organici assumendo nuovi lavoratori e stabilizzando i precari interni, a cominciare dagli interinali, i lap e gli apprendisti. Tante sono infatti le aziende, specialmete nelle Tlc e nei call center con particolare riferimento agli outsourcer, che operano a Napoli con forti limitazioni di spazio e, quindi, con grande impedimento rispetto alla possibilità - ed è in particolare il caso delle aziende di call center in outsourcing - di far confluire sulla Campania nuove commesse e, di conseguenza, nuovo lavoro. Molte di queste hanno paura, però, di spostarsi in provincia perchè oltre a farne un problema di costi eccessivi per le sedi (molto spesso non idonee comunque a questo tipo di attività) ne fanno un problema di accordi con il sindacato. La possibilità, infatti, di trasferire le proprie attività in provincia significherebbe per molte aziende il dover mettere mano al portafogli per pagare le indennità di trasferta in un altro comune per gran parte dei propri dipendenti e questo le aziende non intendono proprio farlo. A questo punto, enta in gioco il secondo ma non meno importante punto della piattaforma: l'impegno che CGIL-CISL e UIL intendono chiedere ai Comuni interessati di sostenere con particolari azioni e incentivi i lavoratori che da Napoli fossero costretti a seguire la propia azienda in provincia.
Ma tante sono le cose che si possono chiedere e ottenere anche alle aziende interessate che, a fronte della decisione di spostarsi in una delle zone individuate dell'area torrese stabiese e di risparmiare sui costi della struttura, avrebbero grandi vantaggi anche in termini di sgravi fiscali e contributivi. Si potrebbe, tanto per toccare un argomento molto caro ai part time che lavorano nei call center, chiedere a queste aziende di firmare dei protocolli di intesa sull'incremento delle ore lavorabili a fronte della certa venuta di nuove commesse e questo significherebbe dare la possibilità ad un part time a 4 o 6 ore di diventare full time ed adeguare così la propria retribuzione. Così come si potrebbe ottenere dalle aziende, in cambio delle politiche di sostegno al lavoro ed all'occupazione, la firma di protocolli specifici sul lavoro femminile e sui lavoratori disabili, sottoscrivendo specifici accordi che consentano alle lavoratrici donne ed ai disabili di avere una fascia di turnazione agevolata. E penso anche alla maternità ed al diritto allo studio, argomenti sempre molto sentiti all'interno dei call center e, più in generale, all'interno del mondo del lavoro tutto.
La piattaforma verrà presentata nei prossimi giorni all'assessore al ramo e al presidente Caldoro. Quindi, si aprirà un tavolo di confronto all'interno del quale la UILCOM continuerà a sostenere la propria proposta, divenuta unitaria e condivisa dalla delegazione confederale.

Così crediamo di dare il nostro contributo alla crisi dilagante, consapevoli che il segmento dei call center, oggi particolarmente attivo specialmente nell'outsourcer, è nel contempo particolarmente esposto alla competizione che non proviene soltanto dall'interno del paese. Lo spauracchio della delocalizzazione dei call center - più facili, peraltro, per tipo di attività ad essere spostati da un luogo all'altro del pianeta senza troppi problemi logistici e burocratiici di alcun genere - è sempre presente e se non sostenuta questo tipo di attività di impresa ben presto potrebbe entrare in crisi. Destinandola, invece, in una macro area che, in altre parole, potrebbe trasfromarsi nella "cittadella campana dei call center" così come voleva il progetto del polo delle Telecomunicazioni a Napoli prima partito e poi smarritosi per strada, l'attività di call center potrebbe dare lavoro a tanti che oggi, da precari nelle Tlc o in altri setttori come quello della cantieristica navale nell'area torrese-stabiese, potrebbero in questo modo trovare lavoro, stabilizzarsi dopo tanti anni di precariato o ricollocarsi dopo che la propria azienda, semmai priorio la Fincantieri, è entrata in crisi e ha poi chiuso i battenti.

Con la Grinta di Sempre,

Gigi Mercogliano

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